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Oscar 2021, un business dorato che sfida le restrizioni della pandemia

Ciro Brandi by Ciro Brandi
Maggio 9, 2021
in News
Reading Time: 4 min
logo degli oscar 2021
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Ormai ci siamo, il 25 aprile si terrà la 93esima edizione degli Oscar, messa in dubbio dal Covid 19 fino a pochi mesi fa. Ci saranno tante restrizioni ma ciò che non cambia è l’enorme indotto pubblicitario che ruota attorno alla kermesse, con centinaia di milioni di dollari messi a disposizione da prestigiosi sponsor che non si sono tirati indietro. Staremo a vedere se il pubblico apprezzerà, facendo risalire la curva degli ascolti, che nel 2020 ha toccato il suo minimo storico.


Finalmente, l’attesa è terminata. Il 25 aprile 2021 si terrà la 93esima edizione degli Oscar, quest’anno posticipata a causa della pandemia. Naturalmente, l’Academy ha dovuto modificare le proprie regole poiché quasi tutti i film in gara sono stati distribuiti in streaming, sulle più famose piattaforme quali Netflix, Prime Video e Disney+. Tutto ciò, però, sembra non aver intaccato la magia e il sogno che i prestigiosi premi rappresentano per il mondo del cinema da ormai quasi un secolo. Cosa cambia, però, per gli sponsor, le pubblicità, per l’emittente ABC e per tutto il business che ruota attorno alle statuette dorate più famose del mondo?

Spot da Oscar, 2 milioni di dollari per 30 secondi di pubblicità

La paura che tutto saltasse era nell’aria ma, per fortuna, tutto procederà, con le dovute cautele, in puro stile hollywoodiano, anche se si dovrà rinunciare al classico e amatissimo pre-show, al red carpet e a tutte le altre attività collaterali che appassionano milioni di fan in tutto il mondo. Nulla cambia sotto l’aspetto pubblicitario. L’indotto degli Oscar è (con quello del Super Bowl) sempre uno dei più fruttuosi sotto quest’aspetto. Lo show è seguito in ben 200 paesi e la fortunata emittente che lo trasmette, l’ABC, chiede sempre tra i 2 e i 2.8 milioni di dollari per un spot di soli 30 secondi durante la kermesse, eppure le aziende e i brand più famosi fanno a gara per accaparrarseli. Se si pensa che l’anno scorso il giro d’affari è stato di quasi 130 milioni di dollari, nonostante un calo sensibile di telespettatori (che riguarda anche altre premiazioni come i Grammy, gli Emmy e i Golden Globe), allora si può chiaramente capire perché i più grandi sponsor non si siano tirati indietro in questa “particolare” edizione. Stiamo parlando di Verizon, che nel 2020 ha sborsato 12.9 milioni di dollari; Rolex, che segue con 11.3 milioni e Cadillac, con 10.7 milioni. Tra gli altri sponsor “rinomati”, figurano anche: Adobe, Disney+, Colgate, FX. M&M’s, McDonald’s, Microsoft e The New York Times.

La curva negativa del pubblico e la scure dei social media

È un dato di fatto che la perdita di pubblico degli Oscar – iniziata, in realtà, anche prima del CoViD19 – vada di pari passo con la spaventosa crescita di popolarità (e di numeri) delle piattaforme di streaming, e della virata negativa delle persone tra i 18 e 49 anni. E’ palese che proprio questo sia il bacino su cui gli inserzionisti puntano di più ma, in questo caso, il peso da novanta lo hanno messo i social media, il vero magnete che li ha attratti cancellando quasi totalmente l’alone di mistero attorno alle star, ai loro look, ai discorsi, tutti rivelati in anticipo su Facebook, Instagram e Twitter. Inoltre, in quest’edizione del 2021, i titoli nella categoria Miglior film (Nomadland, Una donna promettente, The Father – Nulla è come sembra, Judas and the Black Messiah, Mank, Minari, Il processo ai Chicago 7 e Sound of Metal) hanno avuto un seguito molto blando, nonostante la programmazione in streaming o i pochissimi giorni in cui sono usciti in sala, il che ha affossato ulteriormente l’interesse.

Il minimo storico del 2020 da ribaltare

A questo punto, si spera che proprio perché si tratta di un’edizione molto “originale”, il pubblico la segua con maggiore interesse. Come già anticipato, la caduta libera degli ascolti della Notte degli Oscar si è avuta proprio nel 2020, quando gli spettatori incollati alla televisione per vedere i loro beniamini sono stati 23.6 milioni, il minimo storico, mentre quella più fortunata degli ultimi 10 anni è stata l’edizione del 2014, che appassionò 43.7 milioni di spettatori. Il mistero sarà svelato il 26 aprile, il Day After, quando con dati alla mano vedremo se i milioni non saranno solo quelli dell’indotto pubblicitario, ma anche di coloro che amano ancora il grande cinema.

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Ciro Brandi

Classe '80, laureato in Lingue e Letterature Straniere con indirizzo storico-culturale. Sono un cinefilo doc, amante del teatro, della musica live, dell’arte e un eterno viaggiatore. Attualmente lavoro in MSC Crociere, dove mi occupo di Digital Marketing e di E-Commerce ma la mia mente è in continuo movimento, quindi ogni nuova sfida è sempre linfa vitale che accetto volentieri. Il mio motto? “Il peggior nemico del successo è la paura del fallimento”.

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